Lotta alle discriminazioni

L’articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali vieta qualsiasi forma di discriminazione fondata sul sesso, la razza, il colore della pelle, l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza a una minoranza nazionale, la nascita, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale.
Il divieto di discriminazione e la salvaguardia dei diritti fondamentali sono pilastri dell’ordinamento giuridico dell’UE. Ciò nondimeno, persiste nell’intera Unione la discriminazione nei confronti di determinati gruppi.
Il Parlamento europeo è pienamente impegnato ad affrontare questo problema e a promuovere l’uguaglianza nella legislazione e nelle politiche dell’Unione.
In generale, con l’espressione “pari opportunità” si è soliti indicare il principio giuridico, sancito dalla Costituzione Italiana, che mira a rimuovere ogni sorta di ostacolo discriminatorio dalla partecipazione degli individui alla vita sociale, economica, politica e al mondo del lavoro. Si tratta quindi di una condizione di parità ed uguaglianza sostanziale introdotta per garantire a tutte le persone il medesimo trattamento e per prevenire forme di discriminazione sulla base di determinati aspetti (genere, età, preferenze sessuali, etnia, disabilità, orientamento religioso e politico, ecc.).
Ad ogni modo, nel linguaggio comune odierno tale espressione viene solitamente ricondotta al differente trattamento tra uomini e donne nel mondo del lavoro, con particolare riferimento alle discriminazioni professionali e retributive. A tal proposito, ci si intende riferire in particolar modo alle cosiddette “politiche di genere”, vale a dire tutte quelle azioni positive e misure volte a rimuovere ogni aspetto discriminatorio diretto o indiretto, sotto il profilo formale o sostanziale, che generi un trattamento ingiustificato tra persone di diverso sesso. Nel caso del contesto lavorativo, tali politiche concernono principalmente l’accesso al lavoro e alle prestazioni previdenziali, la retribuzione, il livello professionale o l’accesso agli impieghi pubblici.
Il fine delle politiche connesse alle pari opportunità, come per esempio nel caso delle azioni positive, si basa in particolare sulla ricerca di un’uguaglianza giuridica tra gli individui che elimini ogni genere di differenza discriminante nell’accesso e nella partecipazione alla dimensione sociale, economica e politica della vita quotidiana.
Nel 2000 il Parlamento europeo, la Commissione europea e il Consiglio hanno pubblicato la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Si tratta di un documento che sancisce i diritti e le libertà fondamentali riconosciuti dall’Unione europea.
Il trattato prevede inoltre che l’Unione europea aderisca alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e stabilisce l’obbligo di:

  • rispettare i diritti fondamentali all’interno dell’Unione europea
  • promuovere e consolidare i diritti umani nell’azione esterna dell’UE

Il Consiglio assicura che, nell’elaborazione della legislazione e delle azioni dell’UE, si tenga conto dei diritti fondamentali. Si adopera inoltre per la promozione dei diritti umani nelle relazioni con i paesi terzi e le istituzioni internazionali, nonché nella negoziazione di accordi internazionali.

Diritti delle persone con disabilità
L’Unione riconosce e rispetta il diritto delle persone con disabilità di beneficiare di misure intese a garantirne l’autonomia, l’inserimento sociale e professionale e la partecipazione alla vita della collettività. L’Unione è parte contraente della convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e svolge un ruolo importante per la promozione, la protezione e il monitoraggio dell’attuazione della Convenzione.

Lotta al razzismo e alla xenofobia
Il Parlamento europeo è fortemente impegnato nella lotta al razzismo e alla xenofobia. Ha invitato l’Unione e i suoi Stati membri ad adoperarsi per prevenire e combattere il razzismo e la xenofobia mediante l’educazione, promuovendo una cultura del rispetto e della tolleranza.

Diritti delle persone LGBTQ+
Il Parlamento europeo ha chiesto a più riprese una politica pluriennale globale per la tutela dei diritti fondamentali delle persone LGBTQ+. La Commissione ha pubblicato un elenco di interventi intesi a promuovere l’uguaglianza delle persone LGBTQ+ nell’intera Unione.

Quando la gente non conosce bene i diritti umani, si possono avere abusi come la discriminazione, l’intolleranza, l’ingiustizia, l’oppressione e la schiavitù.
Risulta paradossale come proprio il multiculturalismo, uno dei motori del cambiamento in senso positivo del mondo globale, per altro verso possa costituire un ostacolo all’universalizzazione. Ovviamente universalità non vuol significare “condivisione” da parte di tutti, bensì uguale rispetto per tutti, uguali possibilità nel poter accedere ai diritti che consentano la protezione dell’individuo, con riferimento esclusivo alla sua dignità di essere umano.
In ogni caso, la tendenza riguardo al tema dei diritti fondamentali dovrebbe essere sempre quella del loro effettivo riconoscimento, non tanto quella di un ampliamento del “catalogo”, il quale risulta già sufficientemente adeguato e proporzionato alle esigenze degli individui ed alle sfide della contemporaneità.
Alla luce di quanto finora esposto, dunque, il moderno Stato costituzionale potrà definirsi democratico in senso stretto solo nel preciso momento in cui verranno pienamente soddisfatte le esigenze che stanno alla base delle richieste di protezione da parte degli individui. Affinché ciò avvenga, risulta necessaria ed imprescindibile una sempre maggiore partecipazione da parte della comunità di un dato territorio alle scelte politiche. E questa partecipazione dovrebbe riguardare chiunque, in primo luogo le minoranze, che spesso, all’interno delle regole del gioco democratico, appaiono totalmente schiacciate, incapaci di poter esprimere la propria posizione rispetto a questioni che risultano decisive, tanto per lo sviluppo della personalità dell’individuo quanto, contestualmente, per il benessere della collettività.

La Giornata del ricordo del Porrajmos

Un’occasione per riflettere su ciò che è stato il genocidio di Rom e Sinti durante la seconda Guerra Mondiale noto come Porrajmos (divoramento). Un genocidio che causò oltre mezzo milione di vittime e che viene ricordato oggi, 2 agosto, poiché in quel giorno, nel 1944, gli ultimi rom del cosiddetto “Zigeunerlager” (lager rom), furono sterminati nelle camere a gas di Auschwitz-Birkenau. Anche in Italia – evidenzia oggi la Fondazione Migrantes – non si possono dimenticare i campi di concentramento dei rom realizzati dopo le leggi razziali in diverse città e paesi: Perdasdefogu (Nuoro), Agnone (Campobasso),Tossicia, ai piedi del Gran Sasso, Ferramonti (Cosenza),Poggio Mirteto (Rieti), a Gries (Bolzano). Città e paesi che “diventano le tappe di un pellegrinaggio per chiedere perdono, ma anche per non dimenticare la memoria del genocidio. Un pellegrinaggio che ci aiuta anche a superare paure e pregiudizi che purtroppo ancora crescono nei confronti dei rom, come dei migranti, e che possono rischiare di sfociare in nuove forme di violenze e di razzismo”. La Giornata di oggi diventa così l’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica su una delle minoranze “più vulnerabili”. Vi è infatti una grande rivoluzione culturale dietro il riconoscimento del Porrajmos come persecuzione e sterminio avvenuto per motivazioni razziali, esattamente come la Shoah ebraica. “Se questo riconoscimento è avvenuto – sottolinea lo storico Luca Bravi – lo si deve soprattutto a importanti testimonianze di ebrei ed oppositori politici che hanno raccontato la persecuzione subita da rom e sinti anche e non solo nel campo di Auschwitz-Birkenau. Queste testimonianze, insieme ai documenti rintracciati e studiati, hanno permesso di far sorgere a Berlino un Memoriale dedicato alle vittime del Porrajmos di fronte al Reichstag tedesco, a poca distanza dal memoriale ebraico”. “Credo che questa prossimità – confida Bravi – sia il simbolo più importante della direzione inclusiva che deve prendere la politica della memoria in ogni nazione. La consapevolezza diffusa invece ancora latita, soprattutto in Italia, dove non si pone ancora la necessaria attenzione”. In realtà il Porrajmos non è tuttora neppure menzionato all’interno della legge che ha istituito il “Giorno della Memoria”. Tuttavia anche da noi la ricerca storica è ripartita. Oggi abbiamo due strumenti multimediali all’avanguardia rispetto al resto d’Europa: un museo virtuale (www.porrajmos.it) che ripercorre il Porrajmos in Italia tramite i documenti e la voce dei testimoni diretti ed il portale www.romsintimemory.it che narra le vicende dello sterminio nazista. Secondo lo storico emergono responsabilità specifiche italiane, come per la Shoah. “L’Italia fascista è stata un ingranaggio del sistema di persecuzione e deportazione di rom e sinti e quindi del Porrajmos. Questo attraverso almeno quattro fasi specifiche con un intervento sempre più radicalizzato: l’allontanamento ed il rimpatrio dei cosiddetti “zingari” (anche quelli di cittadinanza italiana), la pulizia etnica nelle zone di frontiera rispetto alla presenza di soggetti rom e sinti (con il confino obbligatorio in Sardegna), l’arresto e l’invio in ‘campi di concentramento riservati a zingari’ sorti sul territorio italiano ad esempio ad Agnone (Molise) (www.porrajmos.it ripercorre le vicende a riguardo), la deportazione verso i lager oltre confine”. La consapevolezza su questa tragedia dovrebbe spingere a combattere il pregiudizio oggi.
“La memoria del Porrajmos – rileva Bravi – serve se diventa la scintilla per avvicinarsi oggi ai rom ed ai sinti presenti nelle nostre città e scoprire che non sono quei “mostri” che la maggior parte delle persone immagina. Per scoprire, per esempio, che più della metà di rom e sinti nella nostra nazione sono di cittadinanza italiana e di antico insediamento. Sul Treno della Memoria della Regione Toscana gli studenti ed i professori avranno anche quest’opportunità: scoprire che le vicende di deportazione studiate hanno toccato anche le famiglie di rom e sinti che sono loro concittadini da tempo, ma che a causa del pregiudizio diffuso non stato costruito uno spazio che permetta il racconto della storia e la costruzione di una memoria sociale”. Basta un solo dato a chiarire definitivamente la linearità dell’esclusione e dell’odio tra passato e presente: durante il nazismo e il fascismo, i cosiddetti zingari furono perseguitati e sterminati perchè indicati come portatori della tara ereditaria (dunque razziale) dell’istinto al nomadismo”. Ma anche oggi la maggior parte degli italiani crede ancora che rom e sinti siano “nomadi”; non e3 vero, non lo sono mai stati. Approfondire questo dato di fatto, magari a scuola, magari entrando in contatto con i rappresentanti rom e sinti delle associazioni presenti in Italia, apre un mondo e fa crollare il castello di carta del pregiudizio. Conoscere il Porrajmos pu rappresentare quel soffio di vento in grado di scompigliare le carte e farci tornare a riflettere sul significato presente del fare storia e memoria.

Incendi boschivi Puglia

Nel periodo dal 15 giugno al 15 settembre 2023 è dichiarato lo stato di grave pericolosità per gli incendi per tutte le aree boscate, cespugliate, arborate e a pascolo della regione Puglia, fatta salva la possibilità, in caso di necessità contingenti, di anticipare al 1° giugno e/o posticipare al 30 settembre lo stato di allertamento delle strutture operative della Protezione civile. Il concorso degli Enti locali alla lotta attiva agli incendi boschivi è disciplinato dall’art. 5 dell”Ordinanza, il quale prevede che la Città Metropolitana di Bari ed i Comuni concorrono alla lotta attiva agli incendi boschivi, ognuno per quanto di propria competenza. Le Amministrazioni Comunali, nell’ambito del proprio territorio, su cui insistono aree boscate, ovvero situazioni di rischio di incendio boschivo o di interfaccia, possono avvalersi delle organizzazioni di Volontariato di Protezione Civile per attività di prevenzione e repressione incendi sulla base di specifici accordi o convenzioni nei termini di cui all’art. 16 della legge regionale n. 18 del 30/11/2000 e all’art. 16 della legge regionale n. 53 del 12/12/2019 e a darne tempestiva ed esauriente comunicazione al Sezione Protezione Civile regionale.
Le Amministrazioni Comunali ai sensi del D.lgs. 1 del 2018, della L. r. 53 del 2019 hanno l’obbligo di aggiornare la Pianificazione Comunale di Protezione Civile relativamente a tutti i rischi presenti sul territorio di competenza e in particolar modo per quello relativo agli incendi boschivi e di interfaccia. Il Piano comunale di Protezione Civile deve essere redatto o aggiornato secondo le linee guida regionali approvate con DGR n. 1414 del 2019 e reso disponibile sulla Piattaforma informatica di Protezione Civile “SINAPSI”.
Le Amministrazioni Comunali devono comunicare tempestivamente alla Sezione Protezione Civile regionale qualsiasi variazione riguardante la consistenza delle risorse disponibili per l’attività antincendi boschivi regionale (AIB)2023, i nominativi dei referenti di Protezione Civile e qualunque altro utile elemento considerato nel Piano di emergenza comunale. Nel 2021, stando al report di Legambiente, la Sicilia resta la regione più colpita sia come numero di reati (993), che come ettari attraversati dalle fiamme (81.590, il 51,3% del totale nazionale), seguita da Calabria (674 reati e 35.480 ettari inceneriti), Puglia (601 reati e 3.660 ettari colpiti) e Campania (553 reati e 5.564 ettari in fiamme). Nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa si concentra il 52,4% dei reati e il 79,1% delle superficie andata in fiamme. Usando solo il parametro delle aree attraversato dal fuoco, spiccano il terzo posto della Sardegna, con 19.228 ettari, e la quarta posizione del Lazio (6.854 ettari). Legambiente anticipando i dati Ecomafia 2022 e analizzando i dati satellitari dell’EFFIS, pubblica un rapporto sul patrimonio boschivo (e non) andato in fumo nel 2021, corredato da una serie storica che copre gli ultimi 14 anni, dal 2008 al 2021. Sono 159.437 gli ettari, di superfici boscate e non devastati dalle fiamme nel 2021 (+154,8% sul 2020). In aumento anche i reati tra incendi dolosi, colposi e generici, 5.385 (+27,2% rispetto al 2020) e le persone denunciate (658, +19,2%), anche se continuano ad essere sottodimensionate rispetto ai reati, così come i sequestri: 107, con un +35,4% rispetto al 2020.

Le 10 proposte di Legambiente:

  • 1. Gestione integrata degli incendi: è necessaria un’attività di integrazione/coordinamento, a livello regionale e nazionale, fra i settori dedicati alla previsione, prevenzione, informazione, addestramento, lotta, indagine e ricostituzione post-incendio.
  • 2. Pianificazione e politiche di adattamento: in attesa del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici devono essere i Piani forestali di indirizzo territoriale a integrare la pianificazione forestale con la prevenzione degli incendi boschivi.
  • 3. Interazione con la politica agricola: per un più efficace governo degli incendi è fondamentale una integrazione della politica forestale con quella agricola.
  • 4. Pascolo prescritto come strumento di prevenzione: il pascolamento con specie domestiche è stato finalmente riconosciuto come tecnica per prevenire il propagarsi degli incendi o evitare che una volta innescati diventino disastrosi. Tutte le specie pascolanti, bovini, ovini e caprini possono essere utilmente impiegate.
  • 5. Responsabilizzazione e coinvolgimento dei cittadini: il governo degli incendi non deve essere solo responsabilità delle istituzioni e dei tecnici del settore. I cittadini possono essere parte attiva, in primo luogo coinvolgendo il volontariato non solo nella lotta ma anche nella prevenzione.
  • 6. Statistiche e catasto incendi: l’analisi delle statistiche sugli incendi è essenziale per la comprensione ed il governo del fenomeno, sebbene il sistema nazionale di raccolta dei dati forestali sia carente.
  • 7. Pianificazione e progettazione del ripristino ecologico e funzionale: la ricostituzione post-incendio è una fase delicata del governo incendi e deve essere affrontata con interventi e soluzioni tecniche adeguate caso per caso e non in maniera emotiva.
  • 8. Pianificazione urbanistica e incendi: il verde urbano è importante per migliorare il benessere dei cittadini e la qualità delle nostre città ma i piani urbanistici non tengono in considerazione il rischio legato agli incendi boschivi nelle aree urbane. Per questa ragione appare auspicabile che nei prossimi anni la pianificazione urbanistica venga informata dai piani forestali di indirizzo territoriale che identificano le aree esposte al pericolo incendi (probabilità di propagazione di grandi incendi). La stessa attenzione deve essere indirizzata alla rete stradale che svolge un ruolo fondamentale nel garantire la sicurezza della logistica dei mezzi di soccorso in caso di incendi di elevata intensità.
  • 9. Pene più severe: estendere le pene previste dal Codice Penale per il reato di incendio boschivo a qualunque tipologia di incendio.
  • 10.Potenziare i presidi statali nella lotta agli incendi boschivi: investire nel potenziamento della flotta aerea pubblica, nella specialità interna al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, estendere le competenze dei Carabinieri Forestali.

La solidarietà e la sua importanza

Donare per la solidarietà è un gesto significativo che esprime la compassione e l’empatia verso gli altri membri della società. La solidarietà è il principio fondamentale che ci spinge a sostenere e aiutare coloro che sono in difficoltà o in situazioni svantaggiate. L’importanza di donare a chi è meno fortunato è cruciale per costruire una società più giusta, compassionevole e solidale. Ci sono molte ragioni per cui la donazione è essenziale:

  • Riduzione delle disuguaglianze: Donando ai meno fortunati, si contribuisce a ridurre le disuguaglianze sociali ed economiche. Questo aiuta a creare una società in cui tutti hanno accesso a risorse e opportunità adeguate, indipendentemente dalla loro posizione di partenza.
  • Aiuto alle persone bisognose: Le donazioni possono fornire aiuto concreto alle persone in situazioni difficili, come quelle che vivono in povertà, affrontano disastri naturali o sono colpite da malattie gravi. Contribuendo con risorse, cibo, vestiti, cure mediche e altri beni, è possibile migliorare la qualità della vita di coloro che si trovano in situazioni di difficoltà.
  • Costruzione di comunità più forti: Donare crea un senso di comunità e coesione sociale. Quando le persone si uniscono per aiutare gli altri, si rafforzano i legami tra i membri della società e si promuove la fiducia reciproca.
  • Soddisfazione personale: Donare offre una grande gratificazione personale. Aiutare gli altri e fare la differenza nella vita delle persone può portare gioia e soddisfazione che vanno oltre il benessere materiale.
  • Impatto positivo sulla salute mentale: La generosità e l’atto di donare sono correlati a benefici per la salute mentale. Donare può ridurre lo stress, migliorare l’umore e aumentare il senso di scopo nella vita.
  • Cambiare il mondo: Anche se può sembrare che un singolo atto di donazione non abbia un grande impatto, la somma delle azioni di molte persone può portare a un cambiamento significativo. Quando le persone si impegnano a donare, possono influenzare positivamente la vita di molte persone e contribuire a una trasformazione sociale.
  • Ispirare gli altri: La generosità è contagiosa. Quando si dona, si può ispirare altre persone a fare lo stesso, creando una catena di solidarietà e compassione che può crescere e diffondersi.

In conclusione, donare a chi è meno fortunato è essenziale per costruire un mondo più equo e compassionevole. La generosità individuale può fare la differenza nella vita di molte persone e contribuire a creare una società migliore per tutti. In sintesi, donare per la solidarietà è un atto di altruismo che contribuisce a creare una società più comprensiva, coesa e solidale. Ogni piccola donazione può fare la differenza e contribuire a migliorare la vita di coloro che sono meno fortunati.

Report Asset su incidenti stradali in Puglia

Asset, è u’agenzia regionale strategica ecosostenibile del territorio che opera a livello regionale e ha il compito di sviluppare strategie e politiche per la gestione sostenibile del territorio e delle risorse naturali. Il suo obiettivo è quello di promuovere uno sviluppo armonioso e sostenibile che tenga conto dell’ambiente, della conservazione del patrimonio naturale e culturale, e del benessere della popolazione locale.

Le funzioni chiave di un’agenzia di questo tipo potrebbero includere:

  1. Pianificazione territoriale: Sviluppo di piani e programmi per la gestione del territorio, includendo la zonizzazione per scopi agricoli, industriali, residenziali, e la creazione di aree protette e parchi naturali.
  2. Conservazione dell’ambiente: Implementazione di politiche volte a proteggere e conservare gli ecosistemi, le risorse idriche, la biodiversità e i siti di interesse naturalistico e culturale.
  3. Sviluppo sostenibile: Promozione di iniziative e progetti che favoriscano lo sviluppo economico, sociale e culturale in modo sostenibile, garantendo un equilibrio tra crescita e preservazione ambientale.
  4. Ricerca e innovazione: Promozione di attività di ricerca scientifica e tecnologica per affrontare le sfide ambientali e sviluppare soluzioni innovative per uno sviluppo ecosostenibile.
  5. Partecipazione pubblica: Coinvolgimento attivo della comunità locale, delle organizzazioni non governative e delle parti interessate nella formulazione e attuazione delle politiche e delle strategie.
  6. Monitoraggio e valutazione: Raccogliere dati e informazioni sulla situazione ambientale e sociale del territorio, valutare l’impatto delle politiche e dei progetti, e adottare misure correttive se necessario.

Da una recente indagine, gli incidenti stradali in Puglia sono in crescita, secondo il rapporto regionale 2022 redatto da Asset, presentato dall’assessora regionale ai Trasporti e alla Mobilità sostenibile Anita Maurodinoia e dal responsabile del Centro monitoraggio sicurezza stradale dell’Asset, Pierpaolo Bonerba.“Anche un solo morto in un incidente stradale rappresenta una tragedia che dobbiamo cercare di evitare – ha dichiarato Anita Maurodinoia, assessora regionale ai Trasporti e alla Mobilità sostenibile -. Il Rapporto regionale sulla incidentalità stradale 2022 ci dà informazioni in alcuni casi preoccupanti, come il netto incremento degli incidenti mortali che riguardano i pedoni o l’aumentata casistica di incidenti con più di un morto.
Alla luce di questi dati la Regione Puglia non può che continuare a lavorare per il potenziamento del trasporto pubblico locale e collettivo al fine di ridurre l’uso delle automobili private, ma anche per il potenziamento di infrastrutture logistiche e intermodali che possano togliere dalla strada un maggior numero di mezzi pesanti. Questi dati ci dicono, inoltre, che dobbiamo continuare a investire per rendere più sicuri i percorsi ciclabili e diffondere, soprattutto nei centri urbani, forme di mobilità lenta e sostenibile alternative alle auto. Relativamente alle arterie a maggiore incidentalità, la Regione mantiene il costante confronto con Anas circa gli interventi di messa in sicurezza e ammodernamento dell’infrastruttura”. “L’incidentalità stradale è un problema sempre attuale, non solo per la Regione Puglia ma anche a livello nazionale ed europeo – ha dichiarato Elio Sannicandro, direttore Asset -. I dati del rapporto evidenziano ancora una volta come il fattore umano abbia influito particolarmente sull’aumento degli incidenti e sulla mortalità ad essi legata. L’Asset ha messo in campo iniziative finalizzate a ridurre il più possibile le cause degli incidenti stradali. Questa è la direzione che si vuole intraprendere con lo spot di comunicazione sulla sicurezza stradale, in cui si evidenzia la pericolosità dell’utilizzo dello smartphone alla guida, in considerazione del fatto che a 50km/h in un secondo si percorrono circa 14 metri: pertanto anche solo pochi secondi dedicati al cellulare comportano l’assenza di sguardo sulla strada. Inoltre anche per l’anno scolastico 2023-2024 proseguiranno le attività di educazione alla sicurezza stradale con il progetto “La strada non è una giungla”, rivolto a studenti e insegnanti della scuola secondaria di primo e secondo grado e realizzato dall’Asset in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale. E ulteriori iniziative per favorire una migliore condotta di guida dei cittadini pugliesi verranno implementate grazie al protocollo d’intesa siglato a maggio da Asset, Inail e Aci Bari-Bat”.Lo spot di comunicazione istituzionale dal titolo Al volante, il cellulare può aspettare”, realizzato da Asset e promosso in collaborazione con l’Assessorato ai Trasporti e alla Mobilità sostenibile della Regione Puglia, presentato durante l’incontro andrà in onda sulle principali emittenti tv regionali dal 26 luglio, ogni giorno per 12 settimane. La distrazione – soprattutto l’uso degli smartphone – e l’eccesso di velocità sono state le principali circostanze presunte di incidente unitamente al mancato rispetto della precedenza e/o del segnale semaforico ed alla circolazione contromano.
Secondo i dati, nella Bat, prima per numero di incidenti stradali, è la SS 16 con 70 incidenti di cui 3 mortali, all’interno dell’area metropolitana di Bari si è concentrato il 36,2% dei sinistri e il 35,8% dei feriti mentre la maglia nera della mortalità spetta alla provincia di Foggia dove nel 2022 sono stati registrati 60 decessi, seguita dalla città metropolitana di Bari con  50 decessi, dalla provincia di Lecce con 38 e dalla provincia di Taranto con 35.Rispetto al 2021 i week-end del 2022 hanno registrato un leggerissimo incremento nel numero dei sinistri dello 0,5% e una cospicua crescita nel numero di deceduti +19,1%.

La Giornata Mondiale della Gioventù

La Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) è un evento cattolico internazionale che si tiene con cadenza regolare, solitamente ogni tre anni, in diverse parti del mondo. È un’occasione per i giovani cattolici di tutto il mondo di riunirsi, celebrare la loro fede e condividere esperienze spirituali, culturali e sociali. L’evento è stato istituito dal Papa Giovanni Paolo II nel 1985 e continua ad essere promosso dalla Chiesa Cattolica Romana. La GMG offre ai giovani cattolici l’opportunità di vivere un’esperienza di comunità globale, incontrarsi e condividere la loro fede con coetanei provenienti da diverse culture e sfondi. L’evento è progettato per essere un’occasione di preghiera, riflessione e crescita spirituale, incoraggiando i partecipanti a essere testimoni del Vangelo e a contribuire positivamente alla società. La Giornata Mondiale della Gioventù è solitamente suddivisa in due parti: i “Giorni nelle Diocesi” e l’evento principale con il Papa. Durante i “Giorni nelle Diocesi”, i giovani partecipanti sono ospitati da famiglie locali e partecipano a varie attività, tra cui preghiere, incontri di gruppo, momenti culturali e servizio alla comunità. Questo periodo di preparazione e coinvolgimento nelle realtà locali aiuta i giovani a sentirsi parte della chiesa locale e a comprendere meglio il contesto culturale e sociale dell’area ospitante. L’evento principale della GMG culmina con una grande celebrazione in cui migliaia di giovani da tutto il mondo si riuniscono con il Papa. Questo momento culminante è segnato da una messa solenne, momenti di preghiera e di riflessione, e rappresenta il punto focale dell’intera esperienza. Le GMG hanno attirato nel corso degli anni milioni di partecipanti da tutto il mondo, trasformandosi in grandi incontri gioiosi di giovani cattolici. L’evento mira a ispirare e incoraggiare i giovani a vivere la loro fede in modo autentico e a essere agenti di cambiamento positivo nelle loro comunità e nel mondo.

Giornata internazionale dell’amicizia

Oggi, domenica 30 luglio, si celebra la Giornata internazionale dell’amicizia, una ricorrenza partita dall’industria dei biglietti di auguri e arrivata, negli anni, fino alle Nazioni Unite che hanno deciso di istituirla a tutti gli effetti nel 2011, invitando tutti i Paesi membri a riconoscerla. La Giornata rappresenta un riconoscimento dell’amicizia come sentimento di valore, promotore di dialogo, solidarietà, comprensione reciproca e riconciliazione tra civiltà. Inoltre, la risoluzione pone l’accento sul coinvolgimento dei giovani, come futuri leader, nelle attività della comunità che includono culture diverse e promuovono la comprensione internazionale e il rispetto per la diversità. In occasione della Giornata Mondiale dell’Amicizia, l’ONU incoraggia i Governi, le organizzazioni internazionali e i gruppi della società civile a organizzare eventi, attività e iniziative che contribuiscano agli sforzi della comunità internazionale per promuovere il dialogo tra le civiltà, la solidarietà, la comprensione reciproca e la riconciliazione. La vera amicizia secondo gli psicologi deve avere alla base l’empatia. La capacità empatica si ciba di reciprocità, rispetto, dialogo autentico, comprensione. Il “vero amico” ti fa sentire accolto in qualsiasi circostanza perché non giudica e ti accetta per quello che sei. Inoltre quando l’amicizia è autentica apporta tanti benefici. Innanzitutto attraverso essa, l’Altro diventa per noi una sorta di “specchio” che ci aiuta a riconoscere e accettare di noi stessi pregi e difetti.

30 luglio, Giornata Mondiale contro la Tratta di Esseri Umani

La tratta di esseri umani è un crimine che vede uomini, donne e bambini vittime di gravi forme di sfruttamento, tra le quali il lavoro forzato e lo sfruttamento sessuale. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) stima che 21 milioni di persone siano vittime del lavoro forzato, qui ricomprese anche le vittime di sfruttamento sessuale. Questo fenomeno riguarda tutti i paesi, siano essi paesi di origine, di transito o di destinazione delle vittime. Secondo il rapporto sul traffico di esseri umani dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC), quasi un terzo delle vittime sono minori. Inoltre, il 71% del totale è costituito da donne e bambine. Nel 2010, l’Assemblea Generale ha adottato un Piano Globale d’Azione per la lotta alla tratta di esseri umani e ha esortato i governi di tutti i paesi a intraprendere azioni coordinate e coerenti per sconfiggere questa piaga. Il Piano esprime la necessità di includere la lotta al traffico nei programmi più ampi delle Nazioni Unite, affinché lo sviluppo e la sicurezza a livello mondiale vengano rafforzati. Una delle principali disposizioni del Piano è la creazione di un fondo fiduciario volontario delle Nazioni Unite, in particolare per donne e bambini. Nel 2013 l’Assemblea Generale ha tenuto un incontro di alto livello per la valutazione del Piano Globale d’Azione. I Paesi Membri hanno adottato la risoluzione A/RES/68/192, designando il 30 luglio come ricorrenza per la Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani. La risoluzione l’importanza di questa ricorrenza “nel far conoscere la situazione delle vittime della tratta di esseri umani e nella promozione e protezione dei loro diritti”. A settembre 2015, i governi di tutto il mondo hanno aderito all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile accogliendo anche gli obiettivi e i target che riguardano la tratta. Questi obiettivi esprimono il bisogno di porre fine al traffico e alla violenza sui bambini, di mettere in atto misure contro la tratta di persone. Le misure mirano a eliminare qualsiasi forma di violenza e di sfruttamento di donne e bambini. Un altro importante avvenimento è stato il Summit per i Rifugiati e i Migranti che portò alla rivoluzionaria Dichiarazione di New York. Delle 19 promesse della Dichiarazione sottoscritte dai Paesi, 3 sono volte ad azioni concrete contro la tratta di esseri umani. L’UNICRI è da anni impegnato nella prevenzione e contrasto alla tratta di persone. Ha sviluppato un ampio programma che ha consentito la cooperazione tra le autorità e le forze dell’ordine italiane e nigeriane nel contrastare i gruppi della criminalità organizzata. Il programma prevedeva assistenza alle vittime, anche attraverso il coinvogimento di organizzazioni della società civile in Italia e Nigeria e attraverso il numero verde contro la tratta. L’UNICRI ha recentemente condotto uno studio sulle vulnerabilità dei migranti economici, evidenziano la loro esposizione alla tratta e alla violenza. In particolare, lo studio ha analizzato le esperienze dei venditori di fiori a Torino e ciò che è emerso è che, per coloro che cercano un lavoro in un altro paese, l’ingresso irregolare è troppo spesso l’unica opzione. Un’opzione che di fatto si traduce in una condizione di ricattabilità e sfruttamento continuo, alla partenza, durante il tragitto e all’arrivo – dove intermediari e falsi datori di lavoro guadagnano sulla pelle di persone che hanno dato fondo ai loro averi perseguendo il sogno di una vita.

Verzegnis, volontario della Protezione civile muore

L’uomo morto questa mattina in un bosco a Verzegnis (Udine), dopo essere stato travolto da una ceppaia, si chiamava Giuseppe De Paoli, aveva 74 anni ed era un volontario della Protezione civile. Lo rende noto la Regione Friuli Venezia Giulia. Il volontario era il caposquadra del gruppo comunale di Protezione civile di Preone. Questa mattina stava ripulendo dagli alberi caduti la viabilità forestale che porta alle cascate dell’Arzino. La strada era rimasta danneggiata dal maltempo dello scorso 18 luglio. La tragica morte di Giuseppe De Paoli addolora e scuote profondamente la comunità della nostra regione. Nessuno ha assistito all’incidente dal momento che due compagni erano più avanti di lui sul percorso quando è avvenuto. Non vedendolo arrivare sono tornati indietro e lo hanno trovato senza vita, travolto da una pianta caduta dall’alto. La Sores ha allertato poco prima delle 11 l’elisoccorso il Soccorso Alpino stazione di Forni Avoltri, la Guardia di Finanza e i Vigili del Fuoco. L’equipaggio dell’elisoccorso è stato sbarcato in hovering ma non si è potuto far altro che constatare il decesso. Ci sono poi volute quattro ore per attendere l’autorizzazione del magistrato alla rimozione della salma. La perdita di un volontario di Protezione civile che perde la vita durante un’attività di bonifica per danni causati dal maltempo apre una profonda ferita”, sono le parole del governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e dell’assessore regionale con delega alla Protezione Civile, Riccardo Riccardi. “La scomparsa improvvisa – aggiungono – di un volontario che ha dedicato per anni il suo tempo e le sue capacità a favore della comunità e delle persone nella necessità, con grande spirito di generosità e abnegazione, animato da quelli che sono i valori della Protezione civile, è una perdita grave, una disgrazia che segna la popolazione della nostra regione”.

Aggiornamento Casi Covid

Nell’ultima settimana si registrano 3.411 nuovi casi, ancora in calo rispetto ai 3.731 della scorsa settimana (-8,5%). I decessi sono stati 36, rispetto ai 38 di sette giorni fa (-5,2%). Scende il tasso di positività che si attesta al 2,1% rispetto al 2.2% del precedente bollettino. Infine, in discesa anche i tamponi: ne sono stati effettuati 161.409 contro i 167.766 della settimana precedente. È quanto emerge dal bollettino settimanale del Ministero della Salute. In calo all’1,1% l’occupazione di letti in Area Medica rispetto all’1,4% di 7 giorni fa e scendono anche le terapie intensive allo 0,3% rispetto allo 0,4% della scorsa rilevazione. I decessi sono stati 36, rispetto ai 38 di sette giorni fa (-5,2%). Scende il tasso di positività che si attesta al 2,1% rispetto al 2.2% del precedente bollettino.

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