Enti e istituti di ricerca di rilievo nazionale

Il Servizio nazionale della protezione civile ha come sue componenti (art. 6, comma 1, della legge n. 225/92) le amministrazioni dello Stato, le regioni, le province, i comuni e le comunità montane, e vi concorrono gli enti pubblici, gli istituti ed i gruppi di ricerca scientifica con finalità di protezione civile, nonché ogni altra istituzione ed organizzazione anche privata. Le strutture nazionali e locali di protezione civile possono stipulare convenzioni con soggetti pubblici e privati. I Centri di Competenza forniscono servizi, informazioni, dati, elaborazioni e contributi tecnico-scientifici in specifici ambiti. Possono coincidere con i centri funzionali o essere esterni, ma partecipare alla rete dei centri funzionali attraverso la stipula di convenzioni che individuano gli ambiti di attività di ciascuna struttura. Tra i centri di competenza che collaborano con la rete dei centri funzionali rientrano amministrazioni statali, agenzie, istituti di ricerca, università e autorità di bacino. L’ultimo elenco dei Centri di Competenza è stato individuato con il Decreto di repertorio del Capo Dipartimento n. 3152 del 24 luglio 2013, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 220 del 19 settembre 2013, di seguito integrato con i decreti del Capo Dipartimento del 15 aprile 2014 e del 26 maggio 2016. Con questo decreto il precedente Decreto di repertorio n. 3593 del 20 luglio 2011 è stato abrogato. I principi che stabiliscono le finalità e individuano i centri di competenza sono stati definiti nel decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 settembre 2012. Lo stesso decreto individua i soggetti tra cui possono essere individuati i Centri di Competenza che sono:

  • Strutture operative e soggetti pubblici deputati a svolgere attività, servizi, studi e ricerche in ambiti disciplinari di specifica o esclusiva competenza, anche territoriale, attribuiti da leggi, provvedimenti normativi e regolamentari, per il perseguimento di fini istituzionali;
  • Soggetti partecipati da componenti del Servizio nazionale di protezione civile, istituiti con lo scopo di promuovere lo sviluppo tecnologico e l’alta formazione, in cui il soggetto sia a totale partecipazione pubblica, svolga la propria attività prioritariamente per il Servizio Nazionale di Protezione Civile e sia soggetto a vigilanza da parte del Dipartimento della Protezione Civile;
  • Università, Dipartimenti universitari, Centri di ricerca che dispongono di conoscenze tecnico scientifiche esclusive o di privative nell’utilizzo dei diritti intellettuali, dell’ingegno e della ricerca scientifica;
  • Università, Dipartimenti universitari, Centri di ricerca, sui quali la Commissione Nazionale per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi esprime il proprio parere di merito tecnico-scientifico, sulla base di una valutazione comparativa a seguito di specifiche esigenze formulate dal Dipartimento della Protezione Civile per le varie tipologie di rischio cui non possono fare fronte i soggetti di cui alle lettere a), b) e c).

Sulla base di tali premesse trova fondamento la creazione di una rete finalizzata a raccogliere e mettere a sistema i servizi tecnici offerti al Servizio Nazionale di protezione Civile dai CdC che hanno unità droni interne, in modo tale da chiarire la definizione dei servizi e favorire il coordinamento integrato in emergenza.

Giornata delle Nazioni Unite per il Servizio Pubblico

Ogni anno, il 23 giugno, si celebra il Public Service Day, la Giornata del Servizio Pubblico, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2003. Nella stessa data, nel 1978, è stata adottata proprio la Convenzione sui rapporti di lavoro. L’obiettivo di questa ricorrenza è quello di “celebrare il valore e la virtù del servizio pubblico alla comunità”, mostrandone il contributo per il progresso dell’umanità, e anche incoraggiando i giovani a iniziare la carriera in questo settore così prezioso per tutti. Ogni anno si tiene anche una premiazione internazionale per le eccellenze nel servizio pubblico, chiamato Programma Premi UNPSA (United Nations Public Service Awards), in cui il Segretario generale conferisce un riconoscimento ufficiale “per i risultati creativi e i contributi delle amministrazioni volti a una pubblica amministrazione più efficiente e reattiva nei Paesi del mondo”. Gli UNPSA sono il più prestigioso riconoscimento internazionale di eccellenza nel servizio pubblico. Premia i risultati creativi e i contributi delle istituzioni di servizio pubblico che portano a un’amministrazione pubblica più efficace e reattiva nei paesi di tutto il mondo. Attraverso un concorso annuale, gli UNPSA promuovono il ruolo, la professionalità e la visibilità del servizio pubblico. Ma questa giornata va oltre la celebrazione. È un richiamo all’azione, un invito a unirci e a fare la nostra parte per un mondo migliore. Attraverso una prospettiva informata e approfondita, esploreremo insieme le azioni che possiamo intraprendere per migliorare la qualità dei servizi pubblici, per affrontare le sfide globali e per promuovere l’uguaglianza e l’inclusione.
Gli obiettivi principali della Giornata del Servizio Pubblico delle Nazioni Unite sono:

  • Celebrare il ruolo del servizio pubblico: La giornata mira a riconoscere e celebrare il ruolo cruciale del servizio pubblico nello sviluppo delle società. L’obiettivo è evidenziare l’importanza dei servizi pubblici nel fornire supporto ai cittadini e promuovere il benessere delle comunità.
  • Promuovere l’efficienza e la trasparenza: La giornata mira a promuovere azioni concrete volte a migliorare l’efficienza e la trasparenza dei servizi pubblici. L’obiettivo è garantire un’adeguata erogazione dei servizi e un uso responsabile delle risorse pubbliche.
  • Sensibilizzare l’opinione pubblica: La giornata offre un’opportunità per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del servizio pubblico. L’obiettivo è informare le persone sui benefici dei servizi pubblici e promuovere un maggiore coinvolgimento nella promozione del servizio pubblico.
  • Promuovere l’innovazione nel settore pubblico: La giornata incoraggia l’adozione di pratiche innovative nel settore pubblico. L’obiettivo è promuovere l’uso di tecnologie avanzate e soluzioni creative per migliorare l’efficienza e l’accessibilità dei servizi pubblici.
  • Stimolare la partecipazione civica: La giornata promuove la partecipazione attiva dei cittadini nel processo decisionale e nell’implementazione dei servizi pubblici. L’obiettivo è incoraggiare una cittadinanza responsabile e coinvolta, in modo che le persone possano contribuire attivamente alla creazione di società più inclusive e sostenibili.

La Giornata del servizio pubblico delle Nazioni Unite è un’importante occasione per riflettere sull’importanza del servizio pubblico e promuovere azioni concrete per fare la differenza. Ciascuno di noi può contribuire al servizio pubblico attraverso il volontariato, il coinvolgimento politico, la promozione della consapevolezza e il sostegno all’innovazione nel settore pubblico. Insieme, possiamo lavorare per creare un mondo migliore e più equo. Dedicarsi al bene pubblico è dunque importante per se stessi e per gli altri. È un motore di crescita, un valore aggiunto, un insieme di attività che porteranno a un mondo migliore.

Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente

Il Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente (SNPA) è una realtà a partire dal 14 gennaio 2017, data di entrata in vigore della legge di Istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente e disciplina dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Esisteva già il Sistema delle Agenzie Ambientali, che coinvolgeva le 21 Agenzie Regionali (ARPA) e Provinciali (APPA), oltre a ISPRA. Un sistema federativo consolidato che coniugava la conoscenza diretta del territorio e dei problemi ambientali locali con le politiche nazionali di prevenzione e protezione dell’ambiente. Ma il Sistema istituito dalla nuova legge non è più la semplice somma di 22 enti autonomi e indipendenti, costituisce un vero e proprio Sistema a rete che fonde in una nuova identità quelle che erano le singole componenti del preesistente Sistema.La legge attribuisce al nuovo soggetto compiti fondamentali quali:

  • attività ispettive nell’ambito delle funzioni di controllo ambientale
  • monitoraggio dello stato dell’ambiente
  • controllo delle fonti e dei fattori di inquinamento
  • attività di ricerca finalizzata a sostegno delle proprie funzioni
  • supporto tecnico-scientifico alle attività degli enti statali, regionali e locali che hanno compiti di amministrazione attiva in campo ambientale
  • raccolta, organizzazione e diffusione dei dati ambientali che, unitamente alle informazioni statistiche derivanti dalle predette attività, costituiranno riferimento tecnico ufficiale da utilizzare ai fini delle attività di competenza della pubblica amministrazione.

Attraverso il Consiglio del SNPA, il Sistema esprime il proprio parere vincolante sui provvedimenti del Governo di natura tecnica in materia ambientale e segnala al MATTM e alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano l’opportunità di interventi, anche legislativi, ai fini del perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, della riduzione del consumo di suolo, della salvaguardia e della promozione della qualità dell’ambiente e della tutela delle risorse naturali. Per assicurare omogeneità ed efficacia all’esercizio dell’azione conoscitiva e di controllo pubblico della qualità dell’ambiente a supporto delle politiche di sostenibilità ambientale e di prevenzione sanitaria a tutela della salute pubblica, sono istituiti i LEPTA, i Livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali, che costituiscono il livello minimo omogeneo su tutto il territorio nazionale delle attività che il Sistema nazionale è tenuto a garantire, anche ai fini del perseguimento degli obiettivi di prevenzione collettiva previsti dai livelli essenziali di assistenza sanitaria. Il nuovo Sistema intende favorire la cooperazione, la collaborazione e lo sviluppo omogeneo dei temi di interesse comune dei ventidue soggetti che lo compongono, creando spazi di confronto, di discussione e di azione comune.

Come comportarsi in caso di ondate di calore

Sentiamo sempre più spesso parlare di “ondate di calore”. Ma che cosa è esattamente un’ondata di calore? Esiste una definizione valida a livello globale? Queste domande non sono di così facile risposta.
Ci sono due tipi di approccio per definire un’ondata di calore, uno di tipo epidemiologico, l’altro climatologico.
L’approccio epidemiologico, che ha radici più lontane nel tempo, si basa sugli effetti che temperature elevate (o percepite tali) hanno avuto in un certo luogo sulla salute umana.
Vengono quindi individuate delle soglie assolute di temperatura o temperatura percepita (effetto combinato di temperatura, umidità, vento) oltre le quali è stato registrato in precedenza un aumento dei casi di mortalità e/o morbilità. In questo caso, l’accezione di ondata di calore varia da paese a paese e non esiste quindi una definizione comune in quanto i climi sono diversi così come l’adattamento delle persone che vivono in particolari climi (il caldo, ad esempio, causa meno problemi per la salute nei paesi più caldi rispetto a quelli con un clima più fresco).
Il secondo approccio, quello climatologico, è nato più recentemente, anche in seguito all’esigenza di uniformare a livello globale il concetto di “evento estremo” – tra cui anche quello di ondata di calore – per poter confrontare i risultati emersi negli studi climatici relativi agli eventi meteorologici estremi nei diversi paesi.
Il caldo causa problemi alla salute nel momento in cui altera il sistema di regolazione della temperatura corporea. Normalmente il corpo si raffredda sudando, ma in certe condizioni ambientali questo meccanismo non è sufficiente. Se, ad esempio, il tasso di umidità è molto alto, il sudore evapora lentamente e quindi il corpo non si raffredda in maniera efficiente e la temperatura corporea può aumentare fino a valori così elevati da danneggiare organi vitali. La capacità di termoregolazione di una persona è condizionata da fattori come l’età, le condizioni di salute, l’assunzione di farmaci. I soggetti a rischio sono: le persone anziane o non autosufficienti, le persone che assumono regolarmente farmaci, i neonati e i bambini piccoli, chi fa esercizio fisico o svolge un lavoro intenso all’aria aperta.
La disidratazione è una condizione che si manifesta quando la quantità di acqua persa dall’organismo è maggiore di quella assunta. Normalmente si devono assumere tra 1,5 e 2 litri di acqua al giorno.
L’organismo si disidrata e incomincia a funzionare male quando:

  • è richiesta una quantità di acqua maggiore come in caso di alte temperature ambientali per via della sudorazione
  • si perdono molti liquidi, come in caso di febbre, vomito e diarrea
  • una persona non assume volontariamente acqua a sufficienza in mancanza di stimolo della sete, come nel caso di bambini piccoli ed anziani.
  • in caso di assunzione di farmaci che possono favorire l’eliminazione di liquidi (per esempio diuretici, lassativi).

Per questo, durante i giorni in cui è previsto un rischio elevato di ondate di calore e per le successive 24 o 36 ore vi consigliamo di seguire queste semplici norme di comportamento:

  • non uscire nelle ore più calde, dalle 12 alle 18, soprattutto ad anziani, bambini molto piccoli, persone non autosufficienti o convalescenti;
  • in casa, proteggervi dal calore del sole con tende o persiane e mantenere il climatizzatore a 25-27 gradi. Se usate un ventilatore non indirizzatelo direttamente sul corpo;
  • bere e mangiare molta frutta ed evitare bevande alcoliche e caffeina. In generale, consumare pasti leggeri.
  • indossare abiti e cappelli leggeri e di colore chiaro all’aperto evitando le fibre sintetiche. Se è con voi una persona in casa malata, fate attenzione che non sia troppo coperta.

È necessario intervenire tempestivamente perché i danni possono essere molto gravi e causare la morte.

Deforestazione cause e conseguenze

La deforestazione rappresenta uno dei principali problemi riguardanti la salute del nostro Pianeta e la salvaguardia dell’ambiente: oggi si stima che le emissioni di anidride carbonica provocate dalla deforestazione e dai cambiamenti di uso del suolo siano di circa 1,6 miliardi di tonnellate di carbonio annue. Conosciuto anche con il termine disboscamento, per deforestazione si intende l’eliminazione della vegetazione arborea in un’area boschiva o forestale. In poche parole, consiste nella riduzione delle aree verdi naturali della terra causata dallo sfruttamento eccessivo delle foreste. Spesso in diverse zone del mondo si ricorre alla deforestazione per motivi commerciali e urbanistici; un esempio di disboscamento può essere quello che porta alla costruzione di strade, edifici, opere murarie, di nuovi quartieri cittadini o di attività industriali fuori dai centri cittadini. Altre volte la deforestazione può avvenire per migliorare la salute del terreno, come nel caso di disboscamento inteso come taglio di piante vecchie, malate, bruciate per la noncuranza nei boschi.  Il fenomeno della deforestazione è fortemente legato al riscaldamento globale e all’effetto serra. Le piante e gli alberi, mediante il processo di fotosintesi clorofilliana, trasformano l’anidride carbonica presente nell’atmosfera in ossigeno. Di conseguenza, la diminuzione della presenza di piante e alberi a causa del disboscamento determina un aumento di CO2 e di conseguenza un acuirsi dell’effetto serra e del riscaldamento globale. Altre conseguenze dovute al disboscamento sono il cambiamento climatico e in alcune regioni del mondo l’aumento di eventi naturali estremi che possono aumentare il dissesto idrogeologico. Una possibile soluzione per abbassare gli effetti dovuti dal disboscamento è di recente arrivata nel corso del Cop26: i circa 200 Paesi hanno adottato il patto per il clima di Glasgow (Glasgow Climate Pact), che prevede l’adozione di una serie di misure per limitare il riscaldamento globale e garantire significative riduzioni delle emissioni globali di gas serra. Nello specifico, più di 100 Paesi, incluso il Brasile, hanno promesso di invertire la deforestazione entro il 2030. La soluzione migliore per ridurre il danneggiamento del suolo è la prevenzione. Si dovrebbero ridurre i tassi di deforestazione e l’utilizzo delle aree forestali; qualora non fosse possibile ridurre l’utilizzo del legname per ragioni socioeconomiche si possono adottare alcune piccole soluzioni:

  • Lasciare dei residui legnosi a terra dopo aver tagliato il legname contribuisce a rinforzare i primi strati di suolo e a limitarne le perdite.
  • Praticare le operazioni di taglio degli alberi quando il suolo è carente di acqua e quindi meno malleabile.
  • Evitare di entrare in contatto con zone sensibili dal punto di vista delle caratteristiche del suolo.

Tutte queste attività si basano sul concetto di sostenibilità ambientale ed economica. Quando si applicano le modalità di prevenzione si riducono anche i costi di ripristino delle caratteristiche del suolo.

NO all’abbandono degli animali nelle auto

Il caldo estremo di questi giorni mette alla prova un po’ tutti, uomini e animali. E il resto dell’estate si preannuncia dello stesso tenore: temperature cinque, sei gradi sopra la media. Che renderanno veramente roventi le prossime settimane, soprattutto per chi abita in città, e deve fare i conti con gli effetti delle isole di calore urbano e la mancanza di aree verdi dove trovare refrigerio. Come dicevamo, lo stesso vale per i nostri amici a quattro zampe, e per la fauna selvatica che coabita con noi le nostre giungle di cemento. Come ricorda un rapporto del ministero della Salute, a differenza della nostra specie gli animali coperti di pelliccia, come cani e gatti, non possono fare affidamento sul sudore per la regolazione della loro temperatura corporea (i cani sudano dal palmo delle zampe, ma non aiuta particolarmente in caso di temperature estreme). Per controbilanciare gli effetti delle temperature elevate utilizzano invece principalmente meccanismi fisiologici, comportamentali (cercare una zona in ombra) e soprattutto la respirazione: aumentando il ritmo con cui inspirano ed espirano l’aria possono disperdere il calore dal cavo orale, aiutando a mantenere la temperatura interna del corpo in un range a loro congeniale. il documento del ministero della Salute elenca una serie di regole di buonsenso che aiutano a mantenere i nostri animali domestici al riparo dai rischi. Non lasciare quindi gli animali in auto, non importa se con i finestrini un po’ aperti o se l’auto è parcheggiata all’ombra, perché nelle giornate calde l’abitacolo può comunque riscaldarsi rapidamente. Non lasciare neanche gli animali legati in luoghi esposti alla luce solare diretta. Assicurarsi che abbiano sempre a disposizione acqua fresca, soprattutto dopo l’esercizio fisico. Evitare di portarli a spasso nelle ore più calde della giornata. Portali in spiaggia solo se sussistono condizioni favorevoli di ventilazione e ombra. Non lasciamo mai il nostro animale in macchina, rischia di morire. La temperatura all’interno dell’abitacolo, infatti, sale rapidamente, anche con i finestrini aperti, e può raggiungere fino a 70 gradi. Dimenticarsi o lasciare il proprio amico a quattro zampe in macchina ‘vuol dire condannarlo a morte’, avverte ENPA. Se si dovesse notare un animale chiuso all’interno di un’automobile: prestare attenzione ai sintomi di un colpo di calore (problemi di respirazione, spossatezza generalizzata). In questi casi un intervento immediato può salvargli la vita: se non si riuscisse a rintracciare il proprietario dell’autovettura, chiamare subito le forze dell’ordine. Fino al loro arrivo, è necessario cercare di creare ombra sistemando ad esempio alcuni giornali sul parabrezza e, nel caso in cui i finestrini non dovessero essere completamente chiusi, versare dell’acqua all’interno per bagnare l’animale o farlo bere. In casi estremi è accaduto che i cittadini abbiano rotto il finestrino dell’automobile per soccorrere il quattro zampe ed evitargli una morte certa. In queste circostanze l’Enpa, considerando prevalente la salvezza dell’animale, offre il proprio sostegno legale.

CENTRO OPERATIVO AEREO UNIFICATO

Nell’ambito delle attività operative del Dipartimento della Protezione Civile un ruolo molto importante è ricoperto dal C.O.A.U., Centro Operativo Aereo Unificato. È stato istituito nel 1982 ed oggi, all’interno del Centro Funzionale di stanza al Dipartimento stesso, ha il compito di organizzare e coordinare le missioni aeree della Flotta dello Stato impegnata nel concorso allo spegnimento degli incendi boschivi (sia sul territorio nazionale che internazionale), nonché degli spostamenti del personale della Protezione Civile che deve raggiungere, il più delle volte in breve tempo, le destinazioni di servizio. Si tratta di un servizio operativo, costituito da un Ufficio di Coordinamento, una Sala Operativa ed un Servizio di Veglia Meteorologica, tutti attivi 24 ore su 24 per l’intero anno.  Gli Ufficiali ed i Sottufficiali che vi lavorano, provenienti dall’Aeronautica Militare ed i funzionari del Corpo Forestale dello Stato, sono coordinati da un Colonnello Pilota e, nel periodo estivo, a questi si aggiungono funzionari dei Vigili del Fuoco con il compito di fare da raccordo tra il Dipartimento e l’area dell’incendio in caso di coinvolgimento di persone o beni. Anche nel caso di spostamenti del personale la conoscenza delle condizioni atmosferiche è di fondamentale importanza per la sicurezza di piloti e passeggeri. equipaggio) e fino a cinque passeggeri (più due membri di equipaggio). In seguito ad un’alluvione, un terremoto, un’eruzione vulcanica o di grandi eventi di massa, si rende necessario il raggiungimento, nel minor tempo possibile, dei luoghi d’interesse e non di rado, gli stessi mezzi vengono utilizzati per effettuare dei sopralluoghi utili al Capo Dipartimento o ai responsabili e tecnici del settore per la valutazione dei danni ed il monitoraggio della situazione in atto. Il periodo estivo è certamente il più frenetico per il concorso aereo nello spegnimento degli incendi. In una sola giornata possono giungere al C.O.A.U. anche più di trenta richieste di intervento per tutti gli incendi che risultano di difficile spegnimento da parte dei mezzi regionali e delle squadre di terra: a volte perché particolarmente estesi o insidiosi (magari divampati nelle vicinanze di centri abitati) oppure perché sviluppatisi in aree di difficile raggiungimento. Nell’attività antincendio la Sala Operativa è in costante contatto, oltre che con le Sale Operative delle Società e degli Enti che gestiscono i mezzi aerei, anche con le Centrali Operative Regionali, dette C.O.R. e con le Sale Operative Unificate Permanenti (S.O.U.P.) di tutte le Regioni. Sono proprio queste ultime, infatti, che inviano la richiesta di concorso aereo attraverso delle schede che riportano una serie di parametri quali la località, il comune e la provincia in cui si sono sviluppate le fiamme, il fronte di fuoco formato, l’eventuale presenza di strutture ed infrastrutture nell’area che sta bruciando e le fonti di approvvigionamento d’acqua più vicine alla zona. Inoltre, in casi di estrema difficoltà da parte dei Paesi membri dell’Unione Europea, Canadair ed elicotteri italiani intervengono in supporto ai mezzi locali già in azione sulle fiamme ma insufficienti per la vastità dei roghi. Ne è un esempio il recente intervento al fianco del Portogallo che, nel mese di agosto ha dovuto far fronte a centinaia di roghi che hanno investito ben 16 dei 18 distretti del Paese. La vastità del territorio da tutelare e la grande varietà di mezzi di cui il Dipartimento si avvale, per la lotta agli incendi boschivi e per gli spostamenti del personale, rendono fondamentale l’attività di coordinamento e raccordo svolta dal Centro Operativo Aereo Unificato, per un sempre più tempestivo ed efficace intervento delle azioni di Protezione Civile. 

Come comportarsi in caso di ondate di caldo estremo

Le ondate di calore sono condizioni meteorologiche estreme che si verificano quando si registrano temperature molto elevate per più giorni consecutivi, spesso associati a tassi elevati di umidità, forte irraggiamento solare e assenza di ventilazione. Queste condizioni rappresentano un rischio per la salute.
Condizioni di caldo estremo rappresentano un rischio per la salute soprattutto in sottogruppi di popolazione caratterizzati da una limitata capacità di termoregolazione fisiologica o ridotta possibilità di mettere in atto comportamenti protettivi. Il caldo causa problemi alla salute nel momento in cui altera il sistema di regolazione della temperatura corporea. Normalmente il corpo si raffredda sudando, ma in certe condizioni ambientali questo meccanismo non è sufficiente. Se, ad esempio, il tasso di umidità è molto alto, il sudore evapora lentamente e quindi il corpo non si raffredda in maniera efficiente e la temperatura corporea può aumentare fino a valori così elevati da danneggiare organi vitali. La capacità di termoregolazione di una persona è condizionata da fattori come l’età, le condizioni di salute, l’assunzione di farmaci. I soggetti a rischio sono: le persone anziane o non autosufficienti, le persone che assumono regolarmente farmaci, i neonati e i bambini piccoli, chi fa esercizio fisico o svolge un lavoro intenso all’aria aperta.
Per questo, durante i giorni in cui è previsto un rischio elevato di ondate di calore e per le successive 24 o 36 ore vi consigliamo di seguire queste semplici norme di comportamento:

  • non uscire nelle ore più calde, dalle 12 alle 18, soprattutto ad anziani, bambini molto piccoli, persone non autosufficienti o convalescenti;
  • in casa, proteggervi dal calore del sole con tende o persiane e mantenere il climatizzatore a 25-27 gradi. Se usate un ventilatore non indirizzatelo direttamente sul corpo;
  • bere e mangiare molta frutta ed evitare bevande alcoliche e caffeina. In generale, consumare pasti leggeri.
  • indossare abiti e cappelli leggeri e di colore chiaro all’aperto evitando le fibre sintetiche. Se è con voi una persona in casa malata, fate attenzione che non sia troppo coperta.

Se si assiste una persona vittima di un colpo di calore, colpo di sole o collasso:

  • la prima cosa da fare è chiamare i soccorsi
  • nell’attesa, far sdraiare la persona colpita in posizione supina in luogo fresco e ventilato con le gambe sollevate ed eseguire delle spugnature con acqua fredd
  • se la persona è cosciente, somministrare dei liquidi non ghiacciati (non alcool o caffè).
  • fra le conseguenze del colpo di calore ci possono essere anche contrazioni e spasmi incontrollabili: in questo caso bisogna fare in modo che la vittima non si ferisca, e non deve ricevere nulla da bere o da mangiare. In caso di vomito, controllare che la via respiratoria rimanga aperta magari girando la vittima su un fianco.
  • Nel caso di crampi, non è necessario chiamare il medico. E´ comunque importante cessare ogni forma di attività fisica per alcune ore, riposare in un luogo fresco ed assumere liquidi.

L’incidenza del caldo estremo varia notevolmente in relazione, sia ai parametri di salute della persona esposta che ai fattori ambientali. Infatti, elementi quali lo stato di inquinamento o la presenza di “isole di calore” nelle città, così come diversi fattori socio economici (per esempio le condizioni dell’ambiente lavorativo, la possibilità di vivere in ambienti climatizzati o di trasferirsi in zone più fresche), contribuiscono a determinare l’effetto finale del calore sulla salute.

GIORNATA MONDIALE DELLA SLA

In tutto il mondo il 21 giugno si celebra il “Global Day”, la giornata mondiale della SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica). La giornata rappresenta un’occasione importante per parlare di questa malattia rara che ogni anno colpisce circa 1000 persone e tanto impatta sulla vita dei malati e delle famiglie. La SLA è una patologia neurodegenerativa che colpisce il sistema motorio e determina una progressiva perdita di forza e di massa muscolare a carico di tutti i muscoli volontari, compresi quelli respiratori. Ad oggi non esiste una terapia in grado di fermare la malattia, sebbene la ricerca stia concentrando grossi sforzi in termini di trial clinici e ottime prospettive sembrano derivare dalla terapia genica. Nell’anno in cui si celebrano i 40 anni di vita associativa per AISLA, il mese di giugno diventa il tempo per commemorare la consapevolezza e il Global Day ne rappresenta l’espressione più concreta. La Giornata Mondiale sulla SLA, o “Global Day”, promossa dalla federazione internazionale delle associazioni dei pazienti, l’International Alliance of ALS/MND Associations di cui AISLA è parte come membro italiano si celebra, dal 1997, ogni 21 giugno. Una data certamente non casuale, perché il solstizio d’estate porta con sé un profondo sentimento di rinascita e, soprattutto, di speranza in un punto di svolta per ciò che riguarda la ricerca delle cause, dei trattamenti e delle cure efficaci per sconfiggere la SLA.
Consapevolezza vuole essere quindi la luce che rompe le barriere all’ignoranza e alla disinformazione sulla malattia. In quest’ottica, AISLA pone attenzione alla figura, sempre più attuale, del caregiver, la persona che assiste un proprio congiunto non in grado di essere autonomo nella vita quotidiana. L’International Alliance of ALS/MND che sostiene i diritti fondamentali delle persone affette da SLA e dei loro caregiver ha chiesto a tutti i membri del mondo, tra questi AISLA, di partecipare al sondaggio volto a comprendere il lavoro che la comunità svolge per le persone con SLA ed i loro Caregiver. Un tema caro all’Associazione, quello del ruolo di caregiver familiare e dei loro diritti, che vuole essere celebrato con l’importanza che merita. In tutte le regioni d’Italia, sono programmate numerose Iniziative solidali che mettono a frutto il lavoro di tanti volontari, famiglie e realtà territoriali, simbolo di solidarietà, amore e gratitudine nei confronti della Vita. La Giornata Mondiale SLA, dunque, porta con sé messaggi di speranza ma anche di concretezza. Numerosi i convegni e i momenti di approfondimento che si svolgeranno nel corso del mese e che, anche quando non promossi direttamente da AISLA, vedranno la presenza di rappresentanti dell’associazione per portare l’esperienza e la testimonianza.

Sicurezza stradale: l’importanza del rispettare i limiti di velocità

L’alta velocità continua ad essere tra le prime cause di incidente; le conseguenze della guida imprudente in città, un’attenzione ridotta e il superamento anche di poco del limite di velocità, possono avere esiti nefasti.
Viaggiare anche a pochi chilometri orari oltre il limite consentito può essere fatale, poiché considerando i tempi di reazione e gli spazi di arresto dei veicoli, la maggiore velocità può comportare l’investimento di un pedone che attraversa oppure di un ciclista che ci precede.
Attenzione alla guida e tempo di reazione hanno quindi un ruolo importantissimo: meno distrazioni significa riflessi più pronti e manovre più efficaci, con risparmio di metri di frenata, danni materiali, vite umane. In definitiva significa maggiore sicurezza stradale per tutti.
La sicurezza dei nostri tragitti dipende da molti fattori, alcuni dei quali per nulla scontati: dati e statistiche dimostrano che vi sono atteggiamenti e comportamenti che determinano con maggiore frequenza problemi di sicurezza stradale, incidenti, manovre errate, rallentamenti della circolazione.
Tra questi, la velocità occupa un ruolo centrale. Molti incidenti stradali, anche gravissimi e mortali, sono provocati da conducenti che non hanno comportamenti spericolati (superano il limite previsto di appena 10-20 chilometri orari) ma che purtroppo riflettono abitudini di velocità inadeguate e comuni alla maggior parte degli utenti della strada.
A forza di dare per scontato questo problema, finiamo per dimenticarci di sottolineare i motivi, le ragioni del rischio. Non stiamo parlando di concetti astratti, ci sono conseguenze misurabili scientificamente.
E’ sufficiente un elenco a punti, rapido e conciso:

  1. Andando troppo veloce, airbag e cinture di sicurezza non sono sufficienti ad assicurare la salvezza del passeggero.
  2. Il tempo di reazione del guidatore è insufficiente, ad alta velocità. Nel tempo necessario a realizzare che c’è un pericolo, ce lo troviamo già addosso.
  3. In caso di incidente con un pedone, è sufficiente una velocità non altissima (per esempio 50 km all’ora) perché lo scontro sia potenzialmente mortale.
  4. In caso di frontale, basta viaggiare a 50 km all’ora perché l’urto sia potenzialmente fatale per entrambi i conducenti.
  5. La velocità dipende dalle condizioni del meteo e della strada. Non esiste una velocità giusta per tutte le circostanze: in caso di fondo dissestato, di nebbia, neve o ghiaccio, di visibilità ridotta, è quella che permette tempi corretti di reazione date le condizioni.
  6. L’alta velocità provoca l’effetto tunnel, limitando la visione periferica. Questo significa che un improvviso ostacolo (pedone, bicicletta, animale) che entri lateralmente nel tuo campo visivo verrà ignorato dal guidatore finché è troppo tardi.
  7. Se il guidatore raddoppia la velocità, non vuol dire che raddoppi anche il tempo di frenata: la verità è che tale tempo si quadruplica.
  8. In curva l’alta velocità aumenta esponenzialmente il rischio di perdere il controllo del veicolo ed entrare in testacoda.
  9. Una guida troppo veloce rende impossibile applicare le pratiche di prevenzione degli errori altrui.

La velocità inadeguata associata alle distrazioni diventano quindi i fattori principali che causano gli incidenti stradali. Non è sufficiente rispettare i limiti prescritti, sono infatti molto importanti anche le condizioni della strada, del traffico, nonché lo stato del conducente. Conseguentemente la velocità va costantemente adeguata a:

  • raggio di visuale e di visibilità, per la presenza di curve;
  • condizioni della strada o di tempo, quali dossi, buche, nebbia, buio, pioggia;
  • ostacoli o pericoli prevedibili, come veicoli fermi in sosta, attraversamenti pedonali, incroci.

Viaggiare a velocità adeguata e mantenere elevati livelli di attenzione è il modo migliore per affrontare in sicurezza le situazioni “impreviste” che incontriamo sulla nostra strada. Guidare è un’attività complessa e i tempi degli spostamenti non dipendono solo da noi e dalla nostra fretta. Per questo motivo è necessario mettersi alla guida con il giusto atteggiamento: solo così possiamo evitare errori di valutazione e comportamenti inadeguati.

SASS – SERVIZI AUSILIARI SECURITY & SAFETY (PROTEZIONE CIVILE – ODV)

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  • SEDE OPERATIVA
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